Ray Morrison: personaggio eclettico del Fashion System

di Angelo Fasolo

Pubblicato il 2020-06-29

Raimondo Rossi, in arte Ray Morrison, è un personaggio eclettico del fashion system Mondiale, un fiore all’occhiello per la creatività targata Made in Italy Raimondo Rossi, alias Ray Morrison, è un fotografo, stylist e art director perugino. Vive fra Perugia, Roma, e appena può Los Angeles. È seguito e stimato per la sua versatilità artistica. …

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Raimondo Rossi, in arte Ray Morrison, è un personaggio eclettico del fashion system Mondiale, un fiore all’occhiello per la creatività targata Made in Italy

Raimondo Rossi, alias Ray Morrison, è un fotografo, stylist e art director perugino. Vive fra Perugia, Roma, e appena può Los Angeles. È seguito e stimato per la sua versatilità artistica.

Come fotografo, segue un criterio preciso: i suoi ritratti o reportage sono rigorosamente senza Photoshop e con macchine fotografiche poco costose. Su Vogue Italia sono presenti decine di fotografie da lui scattate negli ultimi due anni: https://www.fotografiamoderna.it/raimondo-rossi/

Per lo styling personale è stato spesso inserito fra gli uomini da seguire per la moda uomo, a Firenze, a Milano, a Hollywood. Vogue, GQ, Getty Images, NZZ, GMARO ed altre riviste lo hanno fotografato per e nei suoi differenti modi di vestire, o scelto come “cover man”.

Noi di GossipNewsItalia lo abbiamo intervistato per scoprire i suoi nuovi progress.

Dopo settimane di blocco forzato, la ripartenza si sta gradualmente riavviando in un ecosistema fortemente indebolito dalla pandemia Covid-19. Quanto è stata impattante, questa situazione, nel tuo ambito professionale?

La situazione è davvero difficile a causa del Covid. Anche le situazioni più semplici, come uno shooting fotografico in uno studio, sono diventate complicate. E quelle più complesse, come una sfilata, sono ancora lontane. A livello personale, paradossalmente, la primavera è stata buona. La situazione di stallo ha probabilmente permesso a editor di riviste di focalizzarsi sulla qualità dei lavori che erano presenti sul web, e c’è stata una attenzione maggiore su chi e con chi mantenere contatti o sviluppare possibili progetti. Sono arrivati dei bellissimi servizi, che hanno dato evidenza al lavoro che avevo svolto, in nazioni come Stati Uniti, Cina, Sudamerica. La situazione si è trasformata in positivo tanto che ci sono dietro l’angolo interessanti opportunità internazionali. Ora ovviamente, speriamo che si possa ripartire con gli eventi di moda e non per iniziare a fare cose non solo online.

Intervista Ray Morrison - Gossip News Italia

I social hanno agevolato o danneggiato la fotografia?

Contrariamente a quanto pensano molti fotografi, io credo che i social non abbiano danneggiato la fotografia. Tanti fotografi infatti, sono più dei tecnici di software che di fotografia, e non sai mai quanto lavoro ci sia dietro a una foto che vediamo. Per lavoro intendo la tecnologia. I social hanno posto di nuovo in evidenza quanto sia importante scegliere l’attimo da mettere in un’immagine. Non a caso, le radici della parola Instagram si riferiscono proprio a quell’attimo e a quella emozione da fissare.

Com’è cambiata la fotografia negli ultimi anni?

Ogni anno si aggiunge qualcosa di nuovo soprattutto a livello di possibilità di retouch, più che di creatività. A livello di talenti invece, come paragonare un fotografo di sessant’anni fa ad uno odierno? Non potremo mai dire chi è migliore, come nel tennis e in altre discipline. Se parliamo invece di tecniche, in quarantena si sono diffusi (già esistevano) gli shooting a distanza, usando appunto la tecnologia al massimo livello, con i modelli e i componenti del team ognuno in case diverse. Personalmente la considero una sconfitta per l’autenticità nonostante si sia trattata di una situazione di necessità.

Credi che ci sia una differenza generazionale anche tra i fotografi?

Come dicevo prima, ogni generazione aggiunge tecnologia alla fotografia. In realtà, ora si conosce a memoria come posizionare le luci per realizzare un effetto o come posizionarle in altro modo per realizzare un altro effetto. Si va in automatico, come in alcuni balli, dove bisogna memorizzare i passi. E’ proprio per questo che ammiro di più talenti di generazioni passate.

Qual è la prima cosa che cattura il tuo obiettivo?

Sono catturato da molte cose: dal viso, da una certa fisicità, da un’immagine, di solito minimalista, che posso vedere in una città o in un paesaggio.

Qual è la foto di cui vai più orgoglioso?

Ce ne sono alcune di cui vado orgoglioso. Ricordo con particolare piacere delle foto che ho fatto ad un ragazzo, Ibrahim, che conobbi a una cena di compleanno. Finito il pasto, ci siamo messi sotto una luce, scadente, e con una torcia in una mano e una semplice macchina fotografica nell’altra, ho realizzato qualche scatto. Il tutto in dieci minuti. Quegli scatti, senza preparazione e senza ritocchi, sono andati più volte nel “Best of”, cioè negli scatti migliori, della galleria di Vogue Italia. E scelti anche in una galleria a Milano, “Art & Investiments”.

Intervista Ray Morrison - Gossip News Italia

Quali sono gli ingredienti per uno shooting perfetto?

Una splendida serenità. Anche l’ora di shooting deve essere una gioia, non un lavoro. Durante uno shooting in una scuola di moda di Roma ricordo l’hair stylist che invece di aiutare creava problemi: fu terribile. Poi, aggiungo qualche ingrediente che decido al momento, vedendo le persone o i modelli con cui mi trovo a lavorare.

Quali saranno i futuri Trend della fotografia?

Non credo ci saranno molte novità. Anzi credo che nella moda come in altri campi si assisterà ad un ritorno ciclico delle varie forme di fotografia, dalla documentaristica alla fine art. Quello che farà la differenza, spero, sarà la nascita di qualche talento molto particolare, che darà un tocco molto personale alla sua fotografia.

Attualmente stai lavorando a dei nuovi progetti che vorresti condividere, con noi, in anteprima?

Il progetto a cui tengo di più, per ora è quello con un magazine di New York, che dovrebbe avere una buona visibilità in tutti gli Stati Uniti. Stiamo ancora decidendo se la cosa sarà fattibile e se ci troveremo d’accordo nel modo in cui vorrebbero propormi a livello di immagine. Dovrei anche farmi vedere in Cina, dove un Visual Art Center mi ha dedicato uno spazio importante. In questa occasione avrei la possibilità di conoscere dal vivo alcune persone di questo centro per poter sviluppare poi qualche progetto in ritrattistica. Incrociamo le dita.

 

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