La leucemia mieloide acuta (LMA)

di Mattiacarlotta Parrino

Pubblicato il 2023-03-15

Identificata rara popolazione di cellule staminali responsabili delle ricadute della leucemia mieloide acuta La leucemia mieloide acuta è una malattia aggressiva che colpisce più facilmente le persone sopra i 60 anni, ma può insorgere anche nei bambini e nelle persone più giovani. Le attuali cure possono portare questa patologia a regredire ma una considerevole percentuale …

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Identificata rara popolazione di cellule staminali responsabili delle ricadute della leucemia mieloide acuta

La leucemia mieloide acuta è una malattia aggressiva che colpisce più facilmente le persone sopra i 60 anni, ma può insorgere anche nei bambini e nelle persone più giovani.

Le attuali cure possono portare questa patologia a regredire ma una considerevole percentuale di pazienti adulti affronta una ricaduta anche dopo il trattamento standard.

I dati recenti indicano che la ricaduta spesso trae origine da cellule già presenti alla diagnosi, complicate da distinguere dalla massa leucemica; inoltre il meccanismo utilizzato da tali cellule per dare ricaduta non è ancora noto.

Lo sviluppo di nuovi metodi bioinformatici ha permesso di identificare in modo specifico i trascrittomi associati alle cellule leucemiche, distinguendole dalle classiche cellule ematiche, che coesistono con la malattia residua dopo la chemioterapia e non possono essere riconosciute in modo affidabile dalla tecnologia standard.

Leucemia mieloide acuta 3

Presso l’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano, grazie ad avanzate tecnologie di sequenziamento è stato possibile descrivere e differenziare gli effetti della chemioterapia sulle cellule malate; i risultati dello studio scientifico, pubblicati di recente sulla rivista Nature Communications, mostrano in maniera approfondita gli effetti eterogenei della chemioterapia sulle cellule dei pazienti affetti da leucemia mieloide acuta (LMA).

Il gruppo di medici e i ricercatori dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, SR-Tiget e Università Vita-Salute San Raffaele hanno potuto svolgere la ricerca grazie al sostegno di Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro, avvalendosi di tecniche innovative di sequenziamento del RNA e di nuovi metodi bioinformatici.

I ricercatori, studiando dettagliatamente le cellule tumorali dei pazienti e dei modelli animali durante la prima somministrazione di chemioterapia, hanno scoperto, grazie all’utilizzo di tecniche di ingegneria genetica sui topi di laboratorio, un raro gruppo di cellule staminali leucemiche, già presenti al momento della diagnosi, che influenzano la mancata risposta alla terapia.

Leucemia mieloide acuta 2

Successivamente hanno sviluppato una firma molecolare composta da un pannello di geni utile per caratterizzare queste cellule staminali leucemiche già al momento della diagnosi, con lo scopo di individuarle rapidamente per offrire delle terapie alternative e una personalizzazione migliore del trattamento.

Spiega il primo autore, Matteo Naldini, ricercatore del SR-Tiget : “Siamo partiti dai campioni clinici seriali (cioè analizzati alla diagnosi, lungo il percorso di terapia e alla ricaduta) di 13 pazienti con leucemia mieloide acuta (LMA) conservati nella Biobanca dell’Ospedale San Raffaele e li abbiamo analizzati con una tecnologia innovativa, chiamata sequenziamento dell’RNA a livello di singole cellule (scRNAseq) che ha permesso di ottenere i livelli di espressione di migliaia di geni per ogni singola cellula (il loro trascrittoma)”.

Aggiunge il prof. Bernhard Gentner, fino a poco tempo fa responsabile del Laboratorio di cellule staminali e leucemia dell’Istituto San Raffaele Telethon pe la Terapia Genica e ora docente presso l’Università di Losanna: “Per la prima volta abbiamo descritto in modo molto approfondito gli effetti della chemioterapia sulle cellule leucemiche che erano altamente eterogenee: alcune morivano, altre proliferavano e altre ancora ricadevano in un profondo stato di quiescenza”.

“Identificare questa rara popolazione di cellule è stato come trovare un ago in un pagliaio e non sarebbe stato possibile con le tecniche standard che rilevano solo la ‘risposta media’ dell’intera popolazione leucemica” conclude Gentner.

Leucemia mieloide acuta

La prospettiva per il futuro è di poter avviare sistematicamente la ricerca di questo gruppo di cellule già al momento della diagnosi, in modo da identificare i pazienti che potrebbero non beneficiare della chemioterapia classica e poter dare loro un approccio alternativo basato su farmaci epigenetici e mirati.

Afferma il prof. Fabio Ciceri, direttore dell’Unità di Ematologia e Trapianto di Midollo Osseo e direttore del Cancer Center dell’IRCCS Ospedale San Raffaele: “Questi risultati forniscono un nuovo strumento per rendere le cure più precise e mirate che si aggiunge ai marcatori molecolari esistenti nella definizione della gravità della malattia e nella pianificazione del percorso di trattamento”.

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